Header

Tradizioni

Il territorio stiese è a forte predominanza collinare. Il paesaggio, tipico della zona preappenninica, è costellato per lo più da rilievi arrotondati i cui pendii scivolano verso valle a volte in maniera graduale e a volte formando ripide pendenze. I versanti delle colline, interrotti da profondi e stretti valloni, terminano in basso formando ristrette aree pianeggianti solcate da esili torrenti.
Analizzando il paesaggio, si nota chiaramente che i rilievi montuosi presenti nel territorio (sia di Stio che circostanti) sono di origine non recente; sono infatti totalmente assenti i rilievi aguzzi e ripidi che, erosi dagli elementi atmosferici, hanno lasciato posto ad una conformazione meno aspra del terreno. Il centro abitato sorge sulla parte rivolta a sud di una collina (Casalicchio). Il nucleo del paese è stato costruito su di una fascia pianeggiante per poi estendersi lungo le pareti inclinate, nelle due opposte direzioni.
L''agricoltura viene praticata nella parte più bassa del colle, per lo più nella zona meridionale, poichè maggiormente esposta al sole; nella parte alta della collina e nella zona rivolta a settentrione, nonché sulle colline vicine, si trovano invece fitti boschi di castagni, una delle maggiori produzioni della zona.Da notare è come la morfologia presente in questo spaccato di ambiente geografico sia riproposta in ugual misura e con le medesime caratteristiche nei territori limitrofi, consentendo al territorio interno del Cilento, di assumere un carattere omogeneo ed equilibrato, senza sbalzi altimetrici, che ha comportato un comune andamento dello sfruttamento ambientale, a scopo economico o abitativo, da parte dell''uomo.
Nella zona preappenninica cilentana è, comunque, molto frequente anche un''ambiente caratterizzato dalla costituzione prevalentemente calcarea delle rocce tipiche del fenomeno carsico (= fenomeno che si presenta in regioni la cui superficie è composta da rocce calcaree; è così chiamato dal nome del Carso triestino, altopiano dell''immediato entroterra di Trieste, dove si presenta nella forma più tipica).
Tale conformazione è possibile riscontrarla in molte zone; esemplare è la morfologia del rilievo che ospita il vicino Magliano Nuovo dall''aspetto aspro e tagliente, e parte dei territori di Monteforte e Trentinara, la cui superficie, povera di acqua e quindi inadeguata all''agricoltura, è coperta da una rada vegetazione erbosa e cespugliosa, utilizzata per il pascolo. Il clima della zona, come il clima appenninico in genere, è caratterizzato dalla grande irregolarità delle piogge, che determina una analoga irregolarità nella portata dei corsi d''acqua. Soltanto le zone più interne e più elevate non risentono dell''influenza del mare: esse hanno inverni freddi ed estati fresche. In genere, comunque, il clima della zona del Cilento centrale e quindi di Stio, può definirsi temperato fresco, caratterizzato da notevole instabilità, a causa dei venti provenienti dal mare che possono provocare notevoli e rapidi sbalzi di temperatura.
Le precipitazioni sono medio-abbondanti a causa dei venti sud-occidentali caldi ed umidi. La vegetazione collinare è distribuita su precise fasce altimetriche (vedi schema a lato). Nella fascia più bassa si può trovare la macchia mediterranea a cui fa seguito, salendo verso l''alto, il bosco di cerri, querce e castagni a circa 700-800 metri.
Dal grafico si deducono anche le fasce al di sopra dei mille metri, altitudine questa, difficilmente raggiunta dai rilievi della zona, coperti per lo più da una flora arborea della fascia bassa. Si può anche osservare la differenza tra l''andamento delle fasce altimetriche delle zone appenniniche più settentrionali da quelle meriodionali; quest''ultime risultano più elevate lasciando spazio ad una vegetazione più bassa (macchia) in genere scomparsa per lo sfruttamento agricolo del suolo.

 

FIERA DELLA CROCE

Fin dalle sue origini questo importante raduno commerciale si è tenuto sempre sulle colline circostanti l'attuale cappella di S. Maria da cui prese il nome in tempi remoti. Le testimonianze certe della "fiera di S.Maria della Croce" sono della metà del secolo XV; molti documenti della cancelleria aragonese attestano l'importanza che aveva assunto al tempo la "fiera" specie per il commercio della seta. Di certo le origini della "fiera" sono più antiche e la sua nascita come "nundine" mercato fu dovuta proprio all'importanza che aveva assunto il cenobio di S. Maria per la presenza al suo interno di una reliquia della Croce di Cristo. Per questo il cenobio era meta di pellegrinaggi che avevano il culmine l'8 di settembre quando si celebrava la festività della vergine Maria.
Una notizia riportata nei suoi appunti dallo storico di Stio P. Barbato ci dice che la fiera era già in vita nel 1228 "... come in un manoscritto della baronia di Campora, e riguardo taluni diritti che quel barone vantava verso la Fiera di S. Maria della Croce ...".
Taluni hanno visto la nascita del primo mercato attorno al cenobio benedettino del XII secolo che poi si è trasformato in "fiera" di interesse nazionale solo in epoca aragonese quando le fiere erano uno degli elementi base dell'economia meridionale.

L'ubicazione di una fiera era dovuta a vari fattori e tra essi importanti erano: la vicinanza ad un importante asse viario e la presenza di un centro di interesse regionale; entrambi questi due elementi sono presenti per la nostra fiera. Poco lontano era la via "cilentana" che collegava il Vallo di Diano con il Cilento costiero, la stessa via che in epoche molto più antiche fu la via di collegamento tra le valli del Calore e dell'Alento già in epoca Lucana; ed era ancora essenziale la presenza del cenobio di S. Maria della Croce noto in tutto il Cilento.
Entrambi i due elementi contribuirono alla nascita dei primi mercati trasformatisi nel tempo in "fiera". (...) Nel 1500 si ha una trasformazione della fiera che perde l'importanza assunta a metà del 1400 e da internazionale diventa regionale. Il commercio della seta si è trasferito in altre zone del regno e nella Fiera di S. Maria resta un commercio residuo della seta che ancora trattano i mercanti Cilentani. I prodotti scambiati in Fiera sono quelli dell'economia della regione propri del mondo agricolo e pastorale, sono trattate in prevalenza granaglie e animali come prodotti regionali e stoffe provenienti da Cava e Salerno. La "fiera della Croce" nel 1500 e 1600 è la più nota dell'intero Cilento e ad essa convengono tutte le Università della ex baronia di Novi e delle baronie circostanti. E' il luogo di ritrovo per gli operatori di commercio, ma anche l'occasione di incontri, di scambi culturali e per redigere contratti notarili di varia natura. (...) Allora, la fiera si teneva dal 5 all'8 di settembre, giorno di festività nella cappella di S. Maria dove veniva ancora celebrata messa con concorso di fedeli, e vedeva un notevole afflusso di mercanti da tutto il Cilento malgrado i disagi per la mancanza di vie e la presenza dei briganti che rendevano ancora più arduo raggiungere la "fiera".
Tra tutte le fiere che si tenevano nel Cilento la "fiera di S. Maria della Croce" era quella col più elevato numero di affari trattati (nel 1810 furono fatti scambi per ben 12.750 ducati). Tra i beni trattati prevalevano gli animali a conferma del peso che aveva la pastorizia nell'economia cilentana dell'800; notevole peso aveva anche il commercio di suole e pellami prodotte dalla fiorente industria conciaria di Vallo e Novi e che aveva fatto nascere anche a Stio tre battendiere nel vallone dell'Ongito. Dopo il decennio francese, col ritorno dei Borboni riprendono le pretese da parte del Comune di Gioi sui diritti di Fiera che vedranno impegnato il decurionato di Stio nei primi decenni dell'800; ancora una volta ogni pretesa fu respinta dall'accorto decurionato di Stio che era unico proprietario dei diritti di "fiera" dal 1806. Nella ultima parte del 1800 la fiera subisce un calo d'importanza a motivo della crisi economica del Regno e perde l'antico carattere trasformandosi in un grosso mercato anche se conserva ancora il nome di "fiera". Ai primi del 1900 la "fiera" si tiene nei primi tre giorni di settembre, e dal 1914 solo i primi due giorni; così è tuttora oggi con afflusso massimo l'l di settembre e calo nel giorno successivo.